Juan José Ugarte


“La programmazione relativa alla diffusione della costruzione in legno si trova, per sua naturale vocazione, al crocevia tra attività accademiche, industriali e di ordine pubblico. I tre attori devono essere allineati altrimenti ogni sforzo è vano.”


Juan José Ugarte, architetto, è professore ordinario presso l’Universidad Catolica di Santiago, con una cattedra di progettazione e costruzione in legno. È stato per tanti anni direttore del CIM (Centro de Innovación en Madera) della medesima università. Presidente della CORMA, associazione di categoria del settore forestale in Cile, è uno dei co-chair del WCTE (World Conference on Timber Engineering), che per la prima volta avrà luogo in Sud America nel 2021. 

Quale ritieni sia il gap informativo/pregiudiziale più forte fra i clienti ed i progettisti rispetto alla costruzione in legno?

I pregiudizi riguardo la costruzione in legno non sono trasversali: ogni categoria ha i suoi. 

Nel caso del Cile, gli architetti hanno abbracciato il tema della costruzione in legno con molta decisione realizzando opere innovative, facendo ricerca, promuovendo la diffusione e la conoscenza. Per il lato dell’ingegneria, l’interesse si è sviluppato più tardi, siccome non esisteva praticamente domanda di questo servizio professionale in questa materia. 

Con l’approccio di un’industria che anticipava alcuni scenari di ricerca e sviluppo, le università hanno iniziato ad anticipare questa necessità cercando personale che avesse questo tipo di specializzazione, generando cattedre di progettazione di strutture in legno e sviluppo di prodotto ed ora questo programma è parte del curriculum della nuova generazione di studenti.

Dal lato dell’industria, il legno è visto come un materiale che compete con gli altri materiali da costruzione; aspettano che esista una domanda di mercato prima di fornire nuovi prodotti e servizi. 

La mancanza di una vera e propria domanda ha a che vedere con i pregiudizi radicati sulla costruzione in legno. La casa tradizionale in legno in Cile è un edificio precario, che non rispetta le normative di resistenza al fuoco, isolamento acustico, isolamento termico ecc. Nella coscienza collettiva, la casa di legno è associata alla capanna di emergenza e non a standard di alta qualità e performance. Lo abbiamo sperimentato direttamente lavorato ad un progetto a Chañaral, nel Nord del Chile. Qui 400 famiglie hanno perso le loro case a causa di un’alluvione e come CIM, insieme al MINVU (Ministerio de Vivienda y Urbanismo) e le imprese abbiamo proposto di ricostruire il quartiere interamente in legno. Dopo un’esposizione di tutti i vantaggi e degli standard qualitativi che la costruzione in legno avrebbe dato, mostrando esempi internazionali, si è fatto un silenzio di gelo fra queste 400 famiglie riunite. Finché una dirigente che era in sala ha alzato la mano ed ha detto “Architetto, a noi che abbiamo perso tutto, perché vuoi fare una casa per poveri?” Quindi abbiamo capito che dovevamo ripartire da zero. Insieme a CORFO (Corporación de Fomento), che afferisce al ministero dell’economia, ed al ministero dell’edilizia sociale, abbiamo realizzato un prototipo di casa di tre piani completa per permettere alla gente di avere un’esperienza diretta della casa in legno moderna. Alla fine, siamo riusciti a costruire lì un quartiere ecosostenibile con 360 unità abitative in legno – nella regione di Atacama, nel deserto più arido del mondo.

Dove pensi ci sia bisogno di ricerca?

A livello locale ci sono due temi fondamentali: 

Il primo lo sviluppo di una nuova norma sismica appropriata per la costruzione edificazione in legno. Il Cile è un paese ad elevata sismicità e pertanto abbiamo una norma molto elaborata: un edificio deve resistere in 40 anni a 7 terremoti di grado 7. Ci piace dire che il posto più sicuro al mondo in cui esperire un terremoto è il Cile! La norma è stata redatta sulla base della progettazione del cemento armato: per esempio, il limite della deformazione orizzontale massima è del 2 per mille (in Europa è del 5 per mille, ndr): il risultato è che per ottenere quelle deformazioni bisogna irrigidire moltissimo la struttura, utilizzando più legno e più connettori. Questo causa uno snaturamento della costruzione in legno ed anche un sovrapprezzo importante; la costruzione in legno perde quindi competitività nel mercato per ragioni “artificiali”, in quanto i criteri di progettazione antisismica sono basati sull’esperienza di un materiale estremamente diverso, il cemento armato. 

Secondo punto in cui c’è bisogno di ricerca è la linea di processo della costruzione industrializzata. Da letteratura conosciamo i vantaggi della costruzione industrializzata, gli impatti positivi nella produttività, tempi di consegna, qualità della costruzione, ma la nostra industria continua a lavorare basandosi su un metodo di lavoro di matrice molto artigianale. Per quanto ci possa essere un’industria che fornisca soluzioni industrializzate, in opera si riceve il materiale come nella costruzione tradizionale. Ci è successo a Chañaral, quando spedivamo gli elementi costruttivi prefabbricati in modo che potessero essere montati all’arrivo, ma le imprese tenevano un magazzino di 2-3 mesi. Lo sviluppo di un processo ben documentato, che evidenzi i vantaggi del modello di costruzione industrializzato su tutta la catena è una seconda linea di ricerca vitale per il settore per aspirare ad avere un impatto maggiore nell’industria locale. 

L’agenda del legno, per sua naturale vocazione, si trova al crocevia fra attività accademia, industriale e politica pubblica. I tre attori devono essere allineati altrimenti ogni sforzo è vano, rimaniamo a modificare codici, o la industria non avanza in maniera innovativa, se non si ottiene attraverso l’attività scientifica di respiro internazionale. L’agenda ha anche un’importante caratteristica: deve essere interdisciplinare per naturalezza. Non è materia di ingegneri, architetti, economisti, avvocati, progettisti in maniera, esclusivo in maniera escludente; occorre generare e costruire fiducia fra gli ambienti e raggiungere obiettivi di cooperazione a breve, medio e lungo termine. 

Quali sono le soluzioni più utilizzate per l’edilizia a grandi volumi di legno? Cosa succederà nel futuro prossimo della costruzione in legno?

La tipica edilizia in legno cilena riguarda case in timber frame di due piani di altezza, costruite nella periferia delle città, a basso costo. Fino a 5 anni fa si costruiva tutto ai piedi della opera ma ora abbiamo 4-5 stabilimenti industriali che forniscono elementi prefabbricati che facilitano questo tipo di costruzione. 

Al CIM abbiamo sviluppato soluzioni tecnologiche per edifici in timber frame fino a 6 piani di altezza. Con la costruzione della Torre Peñuelas (v. foto), abbiamo dimostrato che la prestazione strutturale, termica, acustica e di resistenza al fuoco con questo sistema era possibile in Cile e rispondeva adeguatamente alle normative. Per edifici di 7 piani ed oltre si entra in soluzioni che riguardano l’ingegneria del legno: legno lamellare, LVL, CLT e sistemi misti in generale. 

La sfida che ci attende è portare l’edilizia in legno nel centro delle città, dove il costo del terreno è alto. Ora la domanda per le posizioni centrali sta aumentando, quindi stiamo sviluppando le soluzioni tecniche che permettano di “occupare” queste posizioni centrale con edifici di 5-6 piani in legno, rendendoli competitivi con i sistemi tradizionali.  

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